MACHERIO, UNA VICENDA ASSURDA
A maggio ho scritto una lettera all'ex sindaco Giancarlo Porta. Sono un ex sindaco anch'io, ma mi rivolgevo a lui in qualità di direttore de "Il Paese".
Siccome non ho mai ricevuto risposta, siccome l'argomento
riguarda proprio il giornale che state leggendo, siccome non ha sortito effetto
alcuno la mia proposta di chiudere una vicenda allo stesso tempo spiacevole e
assurda, ritengo doveroso, arrivati a questo punto, informarne i lettori.
Con una premessa chiarificatrice. Che non sarà breve, ma la
storia deve essere raccontata dall'inizio, e per intero.
Dunque, qualche giorno prima di Natale mi arriva un
regalino, sotto forma di lettera intestata "Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Monza". Identica missiva era già stata spedita ad
Andrea Sala, redattore de Il Paese ed ex assessore.
Ci avvisano che "a carico degli indagati Sala e
Verga" si sta procedendo in ordine a quanto segue: "Sala, del reato
p. e p. dagli artt. 595 ecc. perché, quale autore dell'articolo pubblicato su
Il Paese del dicembre 2012, offendeva la reputazione di Porta
Giancarlo...", "Verga, del reato p. e p. dagli artt. 57 ecc. perché,
nella sua qualità di direttore responsabile de Il Paese, ometteva di esercitare
il controllo necessario ad impedire che venisse commesso il reato".
Avete letto bene: a sentirsi offeso è Giancarlo Porta,
esperto insuperato in insulti contro tutti. Un piccolo campionario:
"Povero misero a capo di una lista civica che ha nel proprio DNA la
passione per liberare i malviventi": sarei io. "L'amministrazione di
Progetto Macherio ha messo a rischio la vita degli alunni per quindici
anni". "Quel ridicolo giornalucolo da strapazzo qual è Il Paese,
mensile cattocomunista con uno stile alquanto bugiardo come solo la loro redazione
sa essere, redazione composta da nani e ballerine... le balle, le falsità, le
meschinità di quella specie di redazione che è Il Paese".
Ancora (tutta roba stampata): "Gente senza scrupoli,
come Verga e Redaelli"; "Si sciacqui la bocca prima di parlare la
signora Redaelli, forse nemmeno signora"; "Sono libero di pensare che
sia stato magari qualcuno vicino a Progetto Macherio a buttare li' quei pezzi
di eternit".
Ma ne aveva anche per i suoi: "Militonti" agli ex
amici leghisti; "Loschi interessi di chi tradisce un mandato" con
gentile riferimento agli ex sostenitori; "Puzzoni leghisti del cerchio
brianzolo".
Eccetera eccetera. Del resto, non ha ancora finito. E' di
pochi giorni fa l'ultima sparata: partendo dal, secondo lui, insufficiente
taglio dell'erba, arriva a minacciare un ricorso alla Procura (e dalli, deve
essere di casa) perché appuri se la "Giunta Redaelli è incapace o
collusa". Va bene che ci mette tre punti interrogativi, ma l'insinuazione
è pesantissima: colluso è chi chiude un occhio per ricavarne vantaggi economici
personali. Non contento, ribadisce: "La Giunta Redaelli è semplicemente
menefreghista oppure c'è dell'altro" e qui i punti interrogativi aumentano
a cinque. Altro cosa? Alludere, tirare il sasso e ritirare la mano, come
si chiama?
Chi dovrebbe offendersi, e magari denunciare? Si è offeso, e
ha denunciato, lui. Qual è il reato grave di cui ci siamo macchiati Andrea ed
io? Di aver scritto - Andrea - e di non avergli impedito di scrivere - io - un
commento a un fatto, questo si' grave e increscioso, di cui si era reso
protagonista lo stesso Giancarlo Porta, allora sindaco.
In pieno consiglio comunale, vale a dire nell'adunanza più
rappresentativa e pubblica, zittiva un consigliere che aveva osato rivolgergli
delle critiche con la seguente raffinata argomentazione: "Non ha diritto
di parlare uno che non ha pagato la tassa rifiuti".
Un atto inqualificabile, che Andrea bollava come
vigliaccheria, in quanto non è consentito a nessuno, tantomeno a chi si trova
in posizione privilegiata (sindaco - presidente del consiglio comunale),
attaccare una persona con riferimenti personali e riservati.
Il lato per un aspetto divertente, per l'altro assai
significativo, dell'intera vicenda sta nell'identità del consigliere cosi'
ingiuriato. Non interessa il nome, ma l'appartenenza politica: che era il
partito di Berlusconi, sostenitore della giunta Porta!
Ricapitolando. Andrea Sala non ha dato del vigliacco a Porta
perché questi aveva insultato lui o me o qualche altro membro di Progetto
Macherio. Andrea Sala è stato denunciato, e io con lui, per aver difeso su Il
Paese il capogruppo della destra. Poteva limitarsi ad osservare, da spettatore
non protagonista, la scena penosa dei continui litigi interni alla maggioranza
di allora (Lega-Pdl) e magari fregarsi le mani davanti alla prova evidente del
disfacimento di quell'alleanza.
Invece Andrea Sala ha voluto esercitare non solo il suo
diritto di critica, ma il suo dovere di cittadino galantuomo, che ha il
coraggio dell'indignazione di fronte alle prevaricazioni.
Per questo, la mia non è stata omissione di controllo, ma
condivisione totale del suo sdegno e della sua denuncia: la denuncia morale che
fa crescere una comunità, non la denuncia penale tipica di chi ha la coda di
paglia.
Con tutto cio', continua a spiacermi che controversie
paesane di origine politica arrivino addirittura a scomodare i tribunali
italiani. In tutta la mia attività pubblica, ne ho prese e ne ho date; ma mai
mi era capitato di subire un processo. Percio' prendo carta e penna e scrivo a
Giancarlo Porta.
"Ho atteso fino all'ultimo, perché sono un inguaribile
ottimista e confido sempre nel prevalere dell'intelligenza. E' quindi grande il
mio stupore, pari solo a quando mi arrivo' una letterina in cui, per la prima
volta in settant'anni di vita, metà della quale impegnata nella cosa pubblica,
venivo definito "imputato", nel constatare che persiste la tua
intenzione di trascinarmi in tribunale.
E' tuo diritto, se ti sei sentito diffamato. Ma, se sei
obiettivo, ti sei mai chiesto come potrebbe sentirsi uno chiamato "povero
misero cambusiere a capo di una lista civica che ha nel proprio DNA la passione
per liberare i malviventi"? E cosa dovrebbe provare chi viene accusato di
mettere "a rischio la vita degli alunni per quindici anni"?
Sono frasi non sfuggite in un momento di scontro acceso, ma
scritte e stampate. Firmate Giancarlo Porta.
A me non è mai passato per l'anticamera del cervello di
trasformarle, da critica politica più che aspra e sicuramente diffamatoria nei
miei confronti, in materia di avvocati e giudici. Le ho giudicate io, gratis:
il frutto velenoso di un clima avvelenato.
Oggi sono a chiedermi se la mia è stata generosità o
ingenuità. Ammetterai che, a confronto con queste tue (ma ce ne sono parecchie
altre) accuse, l'articolo di Andrea è uno zuccherino. Tra l'altro, non
commentava una tua offesa nei riguardi di un componente di Progetto Macherio
Bareggia, ma del capogruppo del Pdl, che ti aveva votato.
Che dire? Che mi sembra veramente infantile delegare ad
altri, in più mettendoci dei soldi, quello che mi aspettavo risolvessimo tra
noi. Come? Come si fa normalmente, pubblicando una pagina intitolata
"Opinioni a confronto", in cui venga riservato l'identico spazio alle
ragioni tue e alle nostre. A garanzia, gli stessi scritti si potrebbero inviare
agli altri giornali locali.
Chiudere una vicenda spiacevole, soprattutto dal punto di
vista umano, non mi sembrerebbe la classica soluzione italica a tarallucci e
vino (a me, poi, piacciono poco sia i tarallucci che il vino), ma una sana
mediazione tra uomini veri.
Comunque, se ho buttato il mio tempo a scriverti, pazienza.
Saranno le sentenze a parlare: dico le sentenze al plurale, perché è ovvio che
mi vedro' costretto ad abbandonare il mio fair play.
A presto
Franco Verga"
Nessuna risposta. Per rinunciare al processo, Giancarlo
Porta ha invece chiesto, tramite il suo avvocato, soldi; molti soldi. Per ora
si accontenti del fatto che mi ha moralmente obbligato, dopo che mi ero
appartato dalla vita pubblica per dedicarmi ai miei Curati del Seicento, a
riprendere in mano la penna, che nel frattempo spero non si sia arrugginita.
Non è una grande notizia, me ne rendo conto. Ma ai quattro lettori che mi
avevano invitato a tornare, forse farà piacere. Sanno chi ringraziare.
Franco Verga
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