MACHERIO, UL MESTE', MA NON SOLO. CHIACCHERATA CON CARLO FOSSATI.
«Ho fa’ tant de chel
laurà!» (Ho fatto tanto di quel lavoro!)
E’ stata questa la frase
più ripetuta dal sig. Fossati Carlo, il primo “personaggio” bareggese doc,
incontrato per arricchire la galleria delle figure che in qualche modo hanno
caratterizzato e continuano ad arricchire il nostro tessuto sociale.
Nel corso della
chiacchierata, in una sala degli uffici della società Effemarket sopra il nuovo
“negozio” (moderno Centro Commerciale), si sono via via aggiunti al tavolo i
figli per precisare e puntualizzare ricordi e date. E’ stato un incontro
piacevole e naturale!
Piacevole, perché si è
usato spesso il dialetto, riservando la lingua italiana ai temi del lavoro.
Naturale, perché il signor Carlo è cresciuto ed ha perpetuato il più classico
concetto di “azienda di famiglia”.
«Sem gent de mesté!» (Siamo
gente di mestiere)
Sì, è vero! I “Fossati de
la Fiorina”,in gent de mesté!
E’ dentro la “nobiltà del
mestiere” che si è in gran parte forgiata la loro identità. Ed è identità che è
durata nel tempo, come uno dei punti di riferimento della comunità bareggese.
Oltre gli interessi, le
difficoltà, i rischi, i pro e i contro, le identità si dividono in due grandi
gruppi: ce ne sono alcune, deboli, che si ripiegano su stesse, chiudendosi in
un asfittico, inumano isolamento, capace solo di generare comunità dominate
dalla paura, prive di temperanza e fede nel futuro. Di contro, per fortuna, ci
sono altre identità: forti, capaci di generosità e relazioni, che si sforzano
di costruire comunità civili, aperte al confronto democratico e così in grado
di perseguire i valori pubblici della solidarietà e della sussidiarietà.
Come sempre, per iniziare,
quando è nato, come si chiamava sua moglie e quanti figli ha avuto?
Sono
nato il 23 dicembre del 1928, mi sono sposato con Pioltelli Ancilla, nata l’8
ottobre del 1936 e purtroppo mancata il 22 ottobre del 2011, ed ho avuto tre
figli: Enrica, la maggiore, Piero e Ambrogio. Quest’ultimo rispetta la
tradizione, portando il nome di mio padre. In casa nostra si susseguono i nomi:
Carlo e Ambrogio. Ambrogio e Carlo.
Ho
anche sei nipoti e uno di essi, figlio di Ambrogio, si chiama anche lui Carlo..
Quando
ha iniziato a lavorare nell’attività di famiglia?
Praticamente, da sempre e, in maniera
totale, dopo le scuole al Ballerini di Seregno (medie-commerciali). Si lavorava
sette giorni su sette. Sino al 1986 producevamo direttamente il pane ed io ho
iniziato proprio come panettiere, al forno, oltre a dedicarmi alla consegna del
pane (all’inizio col cavallo), per lo più alle cascine dei dintorni ed a occuparmi
di tutti quegli impegni legati alla produzione e gestione degli articoli del
negozio.
L’attività di panettieri è nel nostro
sangue, pensi che la mia bisnonna ebbe 21 figli maschi, tutti sopravvissuti,
che aprirono 21 forni.
Le ore di lavoro, in buona sostanza, non
venivano contavate.
Noi siamo, nella zona, i più vecchi del
mestiere. Ci siamo dal 1835, prima dell’unità d’Italia (1861).
Quindi,
anche i figli sono tutti impegnati nell’azienda, ma sono stati obbligati?
Io sì! – dice la figlia, irrompendo con una fragorosa decisa risata nella sala, dando
il cambio al fratello Piero, rimanendo
con il papà e il fratello minore Ambrogio a “chiacchierare! con noi – Io
sì! Volevo fare altro.
L’azienda
quindi è in vita dal 1835, porta bene i suoi 181 anni?
All’inizio fu Martino Fossati che aprì nella
frazione di Bareggia un negozio di posteria –osteria- trattoria, alla cui
conduzione partecipava il figlio Carlo, mio nonno, e fu appunto “nonno Carlo”,
che nel 1878 estese l’attività alla rivendita di Sali e Tabacchi, oggetto di
monopolio dell’allora appena nato Stato italiano ed è in quel tempo che l’attività
si ampliò anche al commercio di granaglie. Mi ricordo che da piccolo, insieme
al nonno, andavo con il nostro cavallo e il carro a comperare riso e grano dai
contadini.
La privativa di Sali e Tabacchi
all’epoca ci fu concessa perché, quando venivano in trattoria le guardie del re
con relativi comandanti, se non addirittura il re in persona, cercavano il
tabacco, o più spesso i famosi sigari “toscani”, da fumare.
L’osteria aveva delle camere e si
faceva anche servizio alberghiero, non escluso per quei collaboratori che
lavoravano presso di noi e che, per vari motivi, non avevano famiglia.
Nei primi anni del 1900 (1903) si
costruì l’attuale Chiesa Parrocchiale di Bareggia, con l’intervento diretto di gratuita
manodopera bareggese. Il nonno Carlo, che non poteva partecipare alla
costruzione, impegnato con l’attività sette giorni su sette, contribuiva dando
da mangiare ai concittadini ivi impegnati.
Nello stesso periodo (1900) la famiglia
estese l’attività a Lissone centro, dove aprì un forno e nel 1905 costruì il
fabbricato di via Enrico Toti a Bareggia, rimodernando il precedente negozio
con un nuovo forno per il pane a cui venne aggiunta la salumeria, il tutto
sempre sotto l’egida di nonno Carlo Fossati. Al suo fianco c’era sempre suo
figlio, mio padre Ambrogio, “detto Fiorino”.
Mi
tolga una curiosità, come ha fatto a conoscere sua moglie?
E’ stato il marito di mia sorella,
Piero, che commerciava in liquori, a fare il “cinc e mezz”. Anche mia moglie
Ancilla aveva un negozio (figlia di prestinai da sette generazioni) e fu lui a
presentarmela. Lei aveva frequentato le scuole presso le Ancelle della Carità,
era attivissima ed esperta nello stesso ramo, mi aiutò nell’azienda, prima
dell’arrivo dei figli, affiancando mio padre e me.
Mia moglie fu una colonna importante
anche negli anni in cui si iniziò la linea di supermercati con il nome
“Effemarket”. Al primo si è aggiunto l’Effemarket 2, di via Martiri della
Libertà (Lissone), e nel 1995 il “discount Ape” di viale della Repubblica.
Ma
la gente, una volta, come pagava?
C’erano i libretti. Praticamente si
segnava il costo della spesa sugli stessi, che rimanevano nelle mani dei
clienti. Si viveva con fiducia anche se, a volte, qualcuno, per bisogno o per
furbizia, strappava pagine o faceva “cadere il libretto nell’acqua della
pasta”. Si pagava poi a periodi fissi, spesso con cambiali. Il rapporto
fiduciario era così forte che ci furono casi di pagamenti saldati dopo tre o
anche cinque anni perché i clienti si trovavano in situazione di malattia o di
difficoltà economica perché avevano impegnato il denaro per la costruzione
della casa.
Quando
è nato il Centro Commerciale in cui ci troviamo?
Nel 2005. E’ nato con la quinta
generazione dei Fossati ( i figli: Enrica, Piero e Ambrogio). Nel nuovo Centro
Commerciale “Effemarket 1”, che ha sostituito il precedente in via Toti,
trovano spazio, oltre al supermercato, dal bar alla lavanderia, dall’intimo al
parrucchiere, al centro odontoiatrico, all’abbigliamento bambini.
Oggi lavorano con noi 56 collaboratori.
Sono tutti importanti, come quelli che li hanno preceduti. Pensi che uno di
loro di Macherio, che faceva il panettiere, è stato con noi 40 anni senza fare
neppure un giorno di malattia.
Oggi è dura! La concorrenza dei grossi
gruppi impone anche a noi di avere orari di apertura sette giorni su sette.
Abbiamo però la fortuna, e un po’ anche la bravura, di mantenere, soprattutto
per i prodotti da banco, la nostra tradizione di produzione diretta senza
nessun conservante e/o additivo né per carni, né per salumi.
In occasione della recente
manifestazione dell’ Expo di Milano, siamo stati presenti come rappresentanti
della Brianza, zona tipica della Lombardia, ed i nostri prodotti naturali, in
particolare vaniglia e salami, hanno riscosso molto successo. I visitatori,
soprattutto stranieri, hanno gradito in particolare la nostra mortadella
estiva, che viene stagionata nella cantina- magazzino costruita con mattoni a
volta. Il microclima di questo ambiente produce la cosiddetta muffa nobile, che
rende particolare il sapore dei prodotti conservati.
Siamo anche, ormai da più di 100 anni,
titolari del marchio” luganiga di Monza”, prodotto esclusivo di carne magra di
maiale, scottata nel brodo ottenuto dalla bollitura delle ossa del maiale
stesso, macinata e mischiata con formaggio. L’impasto ottenuto, più grosso e
più chiaro della tradizionale salsiccia, è particolarmente adatto per la
preparazione del risotto con lo zafferano, tipico piatto brianzolo.
Ma
me lo confessi, chi comandava nell’azienda familiare?
Comandavano i vecchi! Era così.
Non
è che quando è toccato a lei il comando, i suoi figli…?
No, no! Comando ancora adesso! Ma
tanto, non mi ascoltano!
E’
giunta l’ora di salutarci: «Buona
serata, signor Carlo».
Lui
con il suo bastone, se ne va.
Confesso
che per il sottoscritto è stata una buona giornata, perché ho imparato! Ed è
stato anche un buon giorno perché sono più cosciente e più convinto che le
relazioni con gli altri (le alterità) sono i momenti più veri per arricchirc. Direi
di più: le alterità ci fondano.
a cura di Andrea Sala
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